Le parole chiave della Famiglia: genere, generazione, generare, generosità
a cura di Vittorio Lodolo D’Oria
1961: l’Italia compie 100 anni e le famiglie con 4 o più figli sono 2,5 milioni (oggi sono 150.000 grazie alla scellerata politica economica e fiscale). Siamo il Paese più anziano d’Europa con il più basso tasso di natalità (1,3 per donna in età fertile) mentre la laica Francia detiene il più alto tasso grazie al Quoziente Familiare (2,3).
1965: si chiude il Concilio Vaticano II con Paolo VI e montano le attese del clero progressista che ritiene imminente la legittimazione dell’uso degli anticoncezionali (preservativo e pillola in primis), nonché le interpretazioni dello stesso CVII (di cui la più estrema dà luogo alla cosiddetta Teologia della Liberazione).
1968: ha inizio la contestazione studentesca del “vietato vietare” e del “proibito proibire”. Insegnanti esautorati (coi decreti delegati del ’74) e genitori oramai divenuti “amici” dei figli. Nonostante tutto, il 25 luglio Paolo VI presenta, tra lo stupore generale, l’Humanae Vitae che ribadisce la contrarietà ecclesiastica all’uso degli anticoncezionali. Si scatenano reazioni furibonde anche in seno alla stessa Chiesa. Nel frattempo si provvede a depenalizzare giuridicamente l’adulterio femminile.
1969: il 12 dicembre ha inizio la strategia della tensione con la bomba di Piazza Fontana. Sarà seguita da molti altri attacchi dinamitardi.
1970: il 1° dicembre viene approvato il divorzio con la legge 898 Baslini-Fortuna. A guidare i cattolici del dissenso (cioè quelli favorevoli al divorzio) sono i DC Galloni e Granelli. L’Azione Cattolica è contraria al divorzio, dopo un’iniziale titubanza, mentre le ACLI si dichiarano aperte e possibiliste di fronte al divorzio (indicheranno astensione o voto secondo coscienza al referendum). Famiglia Cristiana addirittura inviterà i propri lettori (quasi 2 milioni) a votare secondo coscienza. A favore dell’abrogazione si schiererà Comunione e Liberazione. Padre Balducci invece critica, apertis verbis, la “rigidità” della Santa Sede sostenendo che “non esiste la famiglia cristiana. Essa è appunto un falso valore. Il concetto del diritto naturale della famiglia è un concetto dell’immobilismo borghese”.
1971: si raccolgono le firme per il referendum abrogativo del divorzio. Saranno 1.370.000 nonostante ne bastino 500.000.
1972: scendono in campo apertamente i cattolici del dissenso (tra cui Dossetti), capitanati da Andreatta e Paolo Prodi, sostenendo un documento che esprime la necessità di astenersi dal voto referendario. Lo stesso Romano Prodi firmerà, pochi mesi prima del referendum insieme ad altri “cattolici per il NO” (Treu, Elia, Gozzini etc.), un documento che sostiene il divorzio ritenuto “un diritto di libertà faticosamente acquisito”. Al documento risponde la CEI con la nota “Di fronte al referendum” che incontra la dura opposizione del vescovo di Torino (Pellegrino), il quale abbandona i lavori rifiutandosi di sottoscrivere il documento finale.
1973: si prepara la battaglia dei “generi”. L’omosessualità non è più ritenuta patologia dal DSM III (manuale diagnostico americano delle patologie psichiatriche) ma viene definita come “comportamento egodistonico”. L’omosessualità sarà definitivamente derubricata come patologia dal DSM III R nel 1987 ed entrerà a pieno titolo come atteggiamento-comportamento-tendenza assolutamente normale. Intanto si spinge per la sostituzione del termine “coniuge” (dal latino cum+iugum) con quello più politically correct di “compagno” (dal latino cum+panis).
1974: si vota il referendum sul divorzio (il termine anticipato della legislatura aveva impedito lo svolgimento) ed il fronte cattolico (con molti dissenzienti) viene sconfitto. Continua intanto la strategia della tensione con la strage del treno Italicus e di Piazza della Loggia a Brescia.
1975: è approvato il nuovo diritto di famiglia (L 151) con cui, tra l’altro, si equiparano giuridicamente i figli legittimi con quelli naturali. Hanno luogo le elezioni amministrative che fanno registrare una forte avanzata del PCI: i risultati inducono a temere il “sorpasso” sulla DC (che comunque non avrà luogo nelle elezioni politiche del 1976). Moro, in occasione del Congresso della DC (21.04.75) pronuncia il drammatico discorso che aprirà la strada all’aborto di Stato: “La ritrovata natura popolare del partito induce a chiudere nel riserbo della coscienza certe valutazioni rigorose, certe impostazioni di principio che erano proprie della nostra formazione in una diversa stagione della vita sociale, ma che ora fanno ostacolo alla comunicazione con le masse e alla collaborazione di governo. Prevarranno dunque la duttilità e la tolleranza …”.
1976: i radicali sfruttano l’incidente della fuoriuscita di diossina all’Icmesa di Seveso. Gridando lo slogan “Non vogliamo mostri” convincono 30 donne ad abortire in deroga alla legge vigente sull’aborto. Nei feti abortiti non vengono riscontrate anomalie di sorta, mentre le donne che portano avanti coraggiosamente la gravidanza generano figli normali.
1978: il 9 maggio muore Moro ad opera delle BR e il 22 maggio è approvata la L 194 sull’aborto (notare l’antilingua adottata nel titolo del testo della legge: “Tutela della maternità…”). Sono legalizzati “l’aborto a richiesta nei primi 90 giorni, e l’aborto eugenetico fino alla 24° settimana” (entrambi saranno definiti “aborti terapeutici”). Il 22 maggio firmano l’ultimo atto dell’iter legislativo ben 6 democristiani: il presidente della Repubblica Leone, del Consiglio Andreotti, e 4 ministri (Anselmi-Sanità, Bonifacio-Giustizia, Pandolfi-Finanze, Morlino-Tesoro).
1980: 2 agosto, strage alla stazione di Bologna che chiude la strategia della tensione.
1981: si vota il referendum sull’aborto (il fronte cattolico conta molte voci in dissenso al proprio interno) e la sconfitta ne è l’amaro epilogo. Attentato a GPII in maggio. Appena ripresosi, il pontefice pubblica la Familiaris Consortio (22.11.81) ammonendo le famiglie a non disinteressarsi della vita politica e sociale del Paese per non dover piangere quei mali cui si sono limitate ad assistere. Intanto la stampa diffonde dati falsi per fare terrorismo psicologico (gli aborti clandestini negli anni ’70 sono tra gli 800.000 e i tre milioni, e le donne morte a causa dell’aborto clandestino sono 25.000, cioè 3 volte gli attuali decessi per incidenti stradali).
Anni ’80: è l’avvento della TV commerciale (strumento di eccellenza dell’ideologia capitalista individualista) ed il crollo dell’ideologia comunista (crollo del muro nel 1989).
Anni ’90: è il crollo del sistema politico (corruzione, malaffare e tangenti) col passaggio dalla I alla II Repubblica nel 1994. La TV gioca un ruolo primario nelle campagne elettorali. GP II emana l’enciclica Evangelium Vitae.
Anni 2000: è l’era delle nuove tecnologie dove la TV detta ancora legge lanciando mode e costumi privi di valori (GF e fiction rappresentativi di modelli di società che vogliono fare apparire “superata” la famiglia). Internet, telefonia e TV satellitare-digitale-interattiva, spopolano. E i valori? Si vedano a tal proposito le situazioni familiari degli esponenti politici che dicono di difendere i valori della famiglia. La TV bistratta la famiglia portandola alla ribalta delle cronache solo per episodi delittuosi: si comincia col caso di Doretta Graneris (1975), per poi proseguire con Carretta (1989) e Maso (1991), quindi chiudere con i delitti di Novi (2001), di Cogne (2002), Erba (2008), Avetrana (2010). Anche la pubblicità porta il suo lauto contributo: valga per tutti il caso Vodaphone (tutto intorno a te; life is now; power to you). Manca solamente l’affermazione forever young che comunque non tarderà a tormentarci gratificando il nostro senso di onnipotenza. Intanto, grazie ai programmi in onda, siamo alla banalizzazione del sesso: l’atto coniugale è ridotto a mera copula.
2000: il trattato di Lisbona si pone l’obiettivo di portare l’occupazione femminile al 70% (e intanto la casa è vuota). La cultura dominante sostiene infatti che il lavoro realizza la donna mentre la famiglia la opprime (desperate housewives).
2005: in Spagna divengono legge il divorzio express e il matrimonio omosessuale (1° luglio). In Italia i cattolici si fanno furbi (ad eccezione di quelli “adulti”) e fanno mancare il quorum, rendendo nullo il referendum sulla L 40 per la PMA (che consente lo stoccaggio di un max di 3 embrioni).
2006: prende corpo la teoria del gender GLTBQ, sigla che sta per Gay-Lesbian-Trans-Bisex-Queer (occorrerebbe richiamare Levitico 18-22: “Non avrai con uomo comportamenti come con donna: è abominio”).
2007: è l’anno dei DICO promossi dalla cattolica adulta Rosaria Bindi nella veste di neo-ministro per la Famiglia. La CEI si attiva ed emana un documento chiaro (27.03.07) che esprime la condanna per i politici cattolici che votano a favore del riconoscimento delle coppie di fatto equiparandole alla famiglia fondata sul matrimonio. Il Family-Day del 12.05.07 (1 milione di persone in piazza S. Giovanni a Roma) respinge l’attacco alla famiglia, almeno per il momento. Passa intanto la legge su riconoscimento e scelta del doppio cognome da parte dei genitori.
2008: attorno al caso Englaro, che si concluderà nel 2009 con l’eutanasia di Eluana, parte la nuova crociata dei radicali a favore della “buona morte”.
2009: la pillola abortiva RU486 fa il suo ingresso in Italia in agosto, con il Paese distratto e sotto l’ombrellone. Ora l’aborto diventa a domicilio, un vero e proprio “fai da te”. La prevenzione contemplata nella 194 rimane solo sulla carta e … nel titolo da antilingua (Norme per la tutela della maternità …).
2010: viene assegnato il premio Nobel all’85enne Robert Edwards inventore della FIVET (ma in pochi sanno che i nati in provetta sono solo 4 milioni a fronte dei 40 milioni di embrioni sovrannumerari distrutti).
2011: direi che per il momento basta così, anche perché il 2010 non è terminato e potrebbero esserci sorprese. Consoliamoci con l’unica certezza: Natale è vicino.
Conclusioni
1. Non esiste un progetto alternativo alla famiglia per la piena realizzazione dell’uomo;
2. I cattolici sono i veri e unici difensori della famiglia;
3. Tra i cattolici ci sono molti cattoconfusi (cattolici adulti), assai rumorosi e politicamente importanti;
4. I cattolici bambini sono pochi: ciò è condizione ma non ostacolo (lievito e sale della terra);
5. Quei pochi devono essere scaltri come serpenti e puri come colombe (es. referendum L 40);
6. L’attacco alla famiglia è rivolto sempre e in modo scientifico a una delle sue componenti (generi o generazioni) creando inimicizia tra le parti (tra uomo-donna e tra le diverse generazioni);
7. L’attacco alla famiglia ad opera delle due ideologie nemiche (individualismo e collettivismo) è contemporaneo ed alleato. In una parola è il classico attacco a tenaglia;
8. Arma letale per l’attacco è l’uso dell’antilingua (un mix di verità e menzogna che ha alla base il nemico gravissimo e mortale: la confusione tra Bene e Male - Evangelium Vitae di GPII);
9. L’importanza dei cattolici in politica è di estrema importanza: dobbiamo esserci, mentre oggi latitiamo;
10. Non praevalebunt.
Milano, 7 novembre 2010
Solennità di Cristo Re
Bibliografia
Il divorzio in Italia: dalla legge al referendum. Giancarlo Scirè – Italia Contemporanea giugno 2007, n° 247
Dalla legge sul divorzio alle elezioni. Marcello Masotti - Archivio di Scienza e Vita di Firenze.
Origini della L 194. Roberto Algranati.