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02 January, 2013

Fiesta de la Sagrada Familia
di - FNC


Si è svolta a Madrid il 30 dicembre 2012 la Fiesta de la Sagrada Familia.
Era presente anche la famiglia del nostro presidente Gianni e Cristina Archetti.
È stata una bella manifestazione a cui hanno partecipato migliaia di famiglie testimoniando con la loro presenza l’importanza della famiglia cristiana fondata sul matrimonio di un uomo e una donna che accolgono la vita. L’incontro è iniziato con l’annuncio del Kerigma da parte di Kiko Arguello, iniziatore del cammino neocatecumenale, che ha parlato dell' importanza dei cristiani e della loro missione nell’ anno della fede. Ha poi preso la parola Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, che ha sottolineato la gioia e la bellezza e il ruolo della famiglia cristiana. Dopo il collegamento video con Piazza San Pietro per l’Angelus di Papa Benedetto XVI, è stata celebrata l’Eucarestia presieduta dal Cardinale di Madrid Mons. Rouco Varela. Nonostante il freddo e i disagi, le famiglie presenti con i loro figli, hanno testimoniato che la famiglia cristiana è la speranza per la società di oggi.
Alla fine dell' incontro il presidente FNC ha incontrato nuovamente S.E. Mons.Vincenzo Paglia che ha manifestato la sua vicinanza alla nostra associazione.

BENEDETTO XVI ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 30 dicembre 2012
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. Y también, desde aquí, a los numerosos participantes en la Eucaristía que se celebra en Madrid en esta Fiesta de la Sagrada Familia. Que Jesús, María y José sean un ejemplo de la fe que hace brillar el amor y fortalece la vida de los hogares. Por su intercesión, pidamos que la familia siga siendo un don precioso para cada uno de sus miembros y una esperanza firme para toda la humanidad. Y que el júbilo de compartir la vida al amparo de Dios, que aprendimos de niños de labios de nuestros padres, nos impulse a hacer del mundo un verdadero hogar, un espacio de concordia, solidaridad y respeto mutuo. Con ese propósito, acudimos a María, nuestra Madre del cielo, para que acompañe a las familias en su vocación de ser una forma entrañable de iglesia doméstica y célula originaria de la sociedad. Que Dios os bendiga a todos. Feliz domingo.

10 December, 2012

Come in un canto, il kerygma è l’acuto di ogni catechesi
di -


Nella prima predica di Avvento, padre Cantalamessa esorta a far risaltare l'annuncio di Cristo morto e risorto per i nostri peccati, quale "momento germinativo della fede"
di Salvatore Cernuzio

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 7 dicembre 2012 (ZENIT.org) – L’Anno della Fede, il 50° anniversario del Concilio Vaticano II e il Sinodo per la nuova Evangelizzazione. Tre “grazie” che la Chiesa cattolica sta vivendo in questo anno, che sono lo spunto di riflessione per le prediche proposte da padre Raniero Cantalamessa per il tempo d'Avvento.
Nella prima, il predicatore della Casa Pontificia si sofferma sull’Anno della Fede e, quindi, sul tema “vasto come il mare” della fede. In particolare, concentrandosi sulla lettera Porta fidei di Benedetto XVI, Cantalamessa approfondisce la “calda” esortazione del Papa “a fare del Catechismo della Chiesa Cattolica lo strumento privilegiato per vivere fruttuosamente la grazia di questo anno”.
Non è una spiegazione delle parole del Pontefice, precisa il cappuccino, piuttosto uno sforzo a “mostrare come fare perché questo libro, da strumento muto, come un violino di pregio posato su un panno di velluto, si trasformi in strumento che suona e scuote i cuori”.
Ricordando la visione di Ezechiele “della mano tesa che porge un rotolo” (Ez 2,9-3,3), padre Cantalamessa mostra che è il Papa, in quest’anno, “la mano che porge di nuovo alla Chiesa il Catechismo della Chiesa Cattolica, dicendo a ogni fedele: Prendi questo libro, mangialo, riempitene le viscere”.
Che significa mangiare un libro? Vuol dire “assimilarlo" come il cibo – dice il Predicatore - quindi “non solo studiarlo, analizzarlo, memorizzarlo ma farlo carne della propria carne e sangue del proprio sangue”. Bisogna “trasformarlo da fede studiata in fede vissuta” – aggiunge - e ciò è possibile farlo solo cogliendo “il cuore pulsante del Catechismo”, che non è “un dogma, o una verità, una dottrina o un principio etico, ma una persona: Gesù Cristo!”.
Nella prima parte del Catechismo dedicata alla fede si ricorda, infatti, il grande principio di san Tommaso d’Aquino secondo cui “l’atto di fede del credente non si ferma all’enunciato, ma raggiunge la realtà”. Questa realtà è “certamente Dio”, ribadisce padre Raniero, “non, però, un dio qualsiasi che ognuno si raffigura a suo gusto e piacimento, ma il Dio che si è rivelato in Cristo”.
La riflessione di Cantalamessa si sofferma quindi sulla distinzione tra kerygma e didaché. Il primo, spiega, “riguardava l’opera di Dio in Cristo Gesù, il mistero pasquale di morte e risurrezione”. La didaché, invece, indicava “l’insegnamento successivo alla venuta della fede, la formazione completa del credente”.
“Si era convinti che la fede, come tale, sbocciasse solo in presenza del kerygma – riferisce il cappuccino -. Esso non era un riassunto della fede o una parte di essa, ma il seme da cui nasce tutto il resto”. “Anche i quattro Vangeli furono scritti dopo per spiegare il kerygma” aggiunge. E lo stesso Credo, nel suo nucleo primitivo, metteva al centro Cristo e la Sua componente umana e divina.
Poichè eredi di un processo di “sviluppo della dottrina cristiana” secondo la definizione del beato Newman, tutti noi - “in primo luogo vescovi, predicatori e catechisti" – siamo dunque chiamati a far risaltare il carattere “a parte” del kerygma quale momento “germinativo della fede”.
Come nel cantato di un’opera lirica dove ci sono gli ‘acuti’ che “scuotono l’uditorio e provocano emozioni forti, a volte anche brividi”, il kerygma “è l’acuto di ogni catechesi”.
Dopo questa splendida metafora padre Cantalamessa, però, ammonisce: “La nostra situazione è tornata ad essere la stessa del tempo degli apostoli: essi avevano davanti a sé un mondo precristiano da evangelizzare, noi abbiamo davanti un mondo post-cristiano da rievangelizzare”. Dobbiamo, quindi, “ritornare al loro metodo, riportare alla luce ‘la spada dello Spirito’ che è l’annuncio di Cristo morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione”.
Rievocando l'immagine del kerygma come “acuto della catechesi”, padre Raniero chiarisce che “per produrre questo acuto non basta alzare il tono della voce”, ma occorre un altro elemento fondamentale: “l’unzione”.
Autore di questa “unzione” è, secondo molti Padri della Chiesa, lo Spirito Santo, il Paraclito, lo Spirito di verità che “insegna ogni cosa”. Coloro, però, “che lo Spirito non istruisce internamente – scriveva Sant’Agostino – se ne vanno via senza avere nulla appreso”. C’è, dunque, bisogno anche “di istruzione dall’esterno - assicura Cantalamessa - c’è bisogno di maestri; ma la loro voce penetra nel cuore solo se ad essa si aggiunge quella interiore dello Spirito”.
In virtù di questa “si passa dalle enunciazioni di fede alla loro realtà” afferma il frate. Inoltre l’unzione della fede - aggiunge - produce “un effetto collaterale” nell’annunciatore: trasforma l’evangelizzazione "da incombenza e dovere, in onore e motivo di vanto”. La “lieta notizia”, infatti, “prima ancora che chi la riceve, rende lieto chi la reca”.
L'ultimo pensiero è dedicato, infine, a Maria. È Lei, conclude il predicatore della Casa Pontificia, “il modello di ogni evangelizzatore e di ogni catechista”, perché “insegna a riempirci di Gesù per darlo poi agli altri”.

19 November, 2012

Natura, contesto ed agenti della Nuova evangelizzazione
di -


CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 7 novembre 2012 (ZENIT.org) – Il Sinodo dei Vescovi su La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana (7-28 ottobre 2012) si è concluso con la consegna a papa Benedetto XVI di una lista di 58 Propositiones, votate in precedenza dai padri sinodali.
Nel testo, i presuli trattano la natura della nuova evangelizzazione, il suo contesto, le risposte pastorali alle circostanze odierne e gli agenti di questa missione.
Delle 58 Proposizioni, redatte in latino, esiste solo una versione “ufficiosa” in lingua inglese, di cui ZENIT propone in varie tappe una traduzione non ufficiale e di lavoro.
***
Introduzione
Proposizione 1: DOCUMENTAZIONE PRESENTATA AL SANTO PADRE
Oltre all’intera documentazione su La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana relata a questo Sinodo, presentata alla considerazione del Santo Padre, vale a dire i Lineamenta, l'Instrumentum laboris, la Relatio ante disceptationem, la Relatio post disceptationem, gli interventi, sia quelli fatti quelli nell’aula del sinodo che quelli in scriptis, il Messaggio al Popolo di Dio, le Relazioni dei Circoli minori e le loro discussioni, i padri sinodali hanno dato una certa importanza alle proposizioni seguenti.
I padri sinodali domandano umilmente al Santo Padre di considerare l’opportunità di pubblicare un documento sulla trasmissione della fede cristiana attraverso una nuova evangelizzazione.
Proposizione 2: IL SINODO ESPRIME GRATITUDINE
I padri sinodali riconoscono con gratitudine l’eredità dell’insegnamento dei papi, spesso arricchendo i frutti delle precedenti assemblee sinodali, ed è fondamentale per il lavoro durante queste sessioni del sinodo sulla nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Le riflessioni del sinodo si appoggiano su documenti come Evangelii nuntiandi di Paolo VI, Catechesi tradendae, Redemptoris missio e Novo millennio ineunte del beato Giovanni Paolo II e Deus caritas est, Sacramentum caritatis e Verbum Domini di papa Benedetto XVI. L’esempio più recente di questo orientamento è l’Anno della fede, proclamato dal nostro Santo Padre all’inizio di questo sinodo. Siamo molto riconoscenti per questo ministero profetico.
Proposizione 3: LE CHIESE CATTOLICHE ORIENTALI
Le Chiese cattoliche orientali sui iuris, illuminate dalla tradizione che è stata tramandata sin dagli apostoli dai Padri, sono il patrimonio di tutta la Chiesa di Cristo (cfr. Orientalium Ecclesiarum, 2, Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, 39). Queste Chiese fanno parte del patrimonio apostolico mediante il quale la Buona Novella è stata portata in terre lontane (cfr. Ecclesia in Medio Oriente, 88).
Esse sono riconoscenti per la possibilità che è stata offerta a loro di compiere i doveri pastorali verso i fedeli migranti in Paesi con tradizioni latine. Sperano anche che la loro tradizione possa essere conosciuta meglio e rispettata tra i fedeli e il clero delle Chiese particolari diffuse nel mondo.
1) La natura della nuova evangelizzazione
Proposizione 4: LA SANTA TRINITA’, FONTE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
La Chiesa e la sua missione evangelizzatrice hanno la loro origine e fonte nella Santissima Trinità secondo il piano del Padre, l’opera del Figlio, che è culminata nella sua morte e gloriosa Risurrezione, e la missione dello Spirito Santo. La Chiesa continua questa missione dell’amore di Dio nel nostro mondo.
L’evangelizzazione deve essere compresa in un ampio e profondo contesto teologico-dottrinale come un’attività di parola e di sacramento che, soprattutto attraverso l’Eucaristia, ci ammette alla partecipazione della vita della Trinità, e ciò suscita, con la grazia dello Spirito Santo, la forza di evangelizzare e rende testimonianza alla Parola di Dio con entusiasmo e coraggio.
La nuova evangelizzazione riconosce il primato della grazia di Dio e come nel battesimo si rinasce alla vita in Cristo. Questa enfasi sulla filiazione divina dovrebbe portare i battezzati ad una vita di fede che manifesta chiaramente la loro identità cristiana in tutti gli aspetti della loro attività personale.
Proposizione 5: NUOVA EVANGELIZZAZIONE E INCULTURAZIONE
Gesù offre il dono dello Spirito Santo e ci rivela l’amore del Padre.
La nuova evangelizzazione è il tempo di risveglio, di incoraggiamento rinnovato e di testimonianza nuova che Gesù Cristo è il centro della nostra fede e della nostra vita quotidiana. Essa è il centro della nostra fede e della nostra vita quotidiana. Invita ogni membro della Chiesa ad un rinnovamento della fede e ad uno sforzo effettivo per condividerla.
Richiede anche di discernere nel mondo i segni dei tempi che incidono sul ministero della Chiesa e le diverse Chiese particolari nei loro propri territori. Fra questi segni, bisogna certamente riconoscere una crescente presa di coscienza delle circostanze mutevoli della vita di oggi.
Inoltre essa chiama la Chiesa a tendere la mano a coloro che sono lontani da Dio e della comunità cristiana per invitarli a sentire nuovamente la parola di Dio affinché possano incontrare il Signore Gesù in maniera nuova e profonda.
La nuova evangelizzazione richiede un’attenzione particolare all’inculturazione della fede che intende trasmettere il Vangelo nella sua capacità di valorizzare il positivo di tutte le culture, contemporaneamente purificandole dagli elementi che in esse fossero contrari alla piena realizzazione della persona secondo il piano di Dio rivelato in Cristo. L’inculturazione implica uno sforzo per far “incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli” (CCC, 854).
Proposizione 6: LA PROCLAMAZIONE DEL VANGELO
Dio, nostro Salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (cfr. 1 Tm 2, 4). Siccome la Chiesa crede in questo piano divino della salvezza universale, essa dev’essere missionaria (cfr. Evangelii nuntiandi, 14, CCC, 851). Essa sa anche che “quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll'aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna (Lumen gentium, 16). Il Vangelo di Gesù Cristo è la proclamazione della sua vita e del mistero pasquale della sua passione, morte, risurrezione e glorificazione.
Il Concilio ci ricorda, tuttavia, che l’evangelizzazione è necessaria per la salvezza di tutti, poiché “molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno errato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore (cfr. Rm 1,21 e 25), oppure, vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: «Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), mette ogni cura nell'incoraggiare e sostenere le missioni” (Lumen gentium, 16).

Proposizione 7: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE COME UNA PERMANENTE DIMENSIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA
Si propone che la Chiesa proclami la permanente dimensione missionaria globale della sua missione con lo scopo di incoraggiare tutte le Chiese particolari ad evangelizzare.
L’evangelizzazione può essere compresa sotto tre aspetti. In primo luogo, l’evangelizzazione ad gentes è l’annuncio del Vangeloa coloro che non conoscono Gesù Cristo. In secondo luogo, essa anche include la continua crescita della fede che è la vita ordinaria della Chiesa. Infine, la nuova evangelizzazione si rivolge soprattutto a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa.
In questo modo, tutte le Chiese particolari saranno incoraggiate a valorizzare ed integrare tutti i loro vari agenti e capacità. Allo stesso tempo, ogni Chiesa particolare deve avere la libertà di evangelizzare secondo le proprie caratteristiche e tradizioni, sempre in unità con la sua Conferenza episcopale o con il sinodo della Chiesa cattolica orientale.
Tale missione globale risponderà all’azione dello Spirito Santo, come in una nuova Pentecoste, attraverso una chiamata lanciata dal Pontefice romano, invitando tutti i fedeli a visitare tutte le famiglie e a portare la vita di Cristo in tutte le situazioni umane.
Proposizione 8 : DARE TESTIMONIANZA IN UN MONDO SECOLARIZZATO
Noi siamo cristiani che vivono in un mondo secolarizzato. Mentre il mondo è e rimane la creazione di Dio, la secolarizzazione rientra nella sfera della cultura umana. Come cristiani non possiamo rimanere indifferenti al processo di secolarizzazione. Ci troviamo infatti in una situazione simile a quella in cui si trovarono i primi cristiani come tali dovremmo percepire questa situazione come una sfida ed una possibilità. Noi viviamo in questo mondo, ma non siamo di questo mondo (cfr. Gv 15,19; 17,11, 16). Il mondo è la creazione di Dio e manifesta il suo amore. In Gesù Cristo e per Lui, noi riceviamo la salvezza di Dio e noi siamo capaci di discernere l’evoluzione della sua creazione. Gesù ci apre di nuovo le porte, in modo che, senza timore, possiamo abbracciare con amore le ferite della Chiesa e del mondo (cfr. Benedetto XVI).
Nella nostra era attuale, che manifesta degli aspetti più difficili rispetto al passato, anche se siamo come “il piccolo gregge” (Lc 12,32), noi diamo testimonianza dell’annuncio evangelico della salvezza e siamo chiamati ad essere sale e luce in un mondo nuovo (cfr. Mt 5,13-16).
Proposizione 9: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E LA PROCLAMAZIONE INIZIALE
Il fondamento di ogni proclamazione, la dimensione kerigmatica, la Buona novella, mette in risalto l’annuncio esplicito della salvezza. “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1 Cor 15, 3-5).
La “prima proclamazione” è il luogo dove il kerigma, il messaggio della salvezza del mistero pasquale di Gesù Cristo, è proclamato con grande potenza spirituale, tale da provocare il pentimento del peccato, la conversione dei cuori e una decisione di fede.
Allo stesso tempo, ci deve essere continuità tra la prima proclamazione e la catechesi che ci istruisce nel deposito della fede. Noi consideriamo necessario avere un Piano Pastorale di Proclamazione iniziale, che insegna un incontro vivo con Gesù Cristo. Questo documento pastorale fornirebbe i primi elementi di un processo catechetico, permettendo il suo inserimento nella vita delle comunità parrocchiali. I padri sinodali propongono che vengano scritte linee guida della proclamazione iniziale del kerigma.
Questo compendio includerebbe:
- insegnamento sistematico sul kerigma nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa cattolica;
- insegnamenti e citazioni di santi missionari e martiri nella nostra storia cattolica, che ci aiuterebbero nelle nostre sfide pastorali di oggi;
- qualità e linee guida per la formazione di evangelizzatori cattolici oggi.
Proposizione 10: DIRITTO DI PROCLAMARE E ASCOLTARE IL VANGELO
Proclamare la Buona novella e la persona di Gesù è un obbligo per ogni cristiano, fondato nel Vangelo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).
Allo stesso tempo, è un diritto inalienabile di ogni persona, qualunque sia la sua religione o la sua assenza di religione, di essere in grado di conoscere Gesù Cristo e il Vangelo. Questa proclamazione, data con integrità, deve essere proposta nel rispetto totale di ogni persona, senza alcuna forma di proselitismo.
Proposizione 11: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E LA LETTURA ORANTE DELLA SACRA SCRITTURA
Dio ha comunicato se stesso nel Verbo incarnatosi. Questa Parola divina, ascoltata e celebrata nella Liturgia della Chiesa, in particolare nell’Eucaristia, rafforza interiormente i fedeli e li rende capaci di una autentica testimonianza evangelica nella loro vita quotidiana. I padri sinodali desiderano che la parola divina “diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale” (Verbum Domini, 1).
La porta alla Sacra Scrittura deve essere aperta a tutti i credenti. Nel contesto della nuova evangelizzazione, ogni opportunità per lo studio della Sacra Scrittura deve essere messa a disposizione. La Scrittura deve permeare omelie, catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede.
Considerando la necessità di familiarità con la Parola di Dio per la nuova evangelizzazione e per la crescita spirituale dei fedeli, il Sinodo incoraggia diocesi, parrocchie e piccole comunità cristiane a continuare uno studio serio della Bibbia e la Lectio divina, la lettura orante delle Scritture (cfr. Dei Verbum, 21-22).
Proposizione 12: DOCUMENTI DI VATICANO II
I padri sinodali riconoscono che l’insegnamento di Vaticano II come uno strumento vitale per trasmettere la fede nel contesto della nuova evangelizzazione. Allo stesso tempo, loro ritengono che i documenti del Concilio devono essere letti ed interpretati correttamente. Pertanto, vogliono manifestare la loro adesione al pensiero del nostro Santo Padre, papa Benedetto XVI, che ha indicato il principio ermeneutico della riforma nella continuità per essere in grado di scoprire in questi testi lo spirito autentico del Concilio. “C'è l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino [...] Ma ovunque questa interpretazione è stata l’orientamento che ha guidato la recezione del Concilio, è cresciuta una nuova vita e sono maturati frutti nuovi" (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005). In questo modo, sarà possibile rispondere alla necessità di rinnovamento richiesto dal mondo moderno e, allo stesso tempo, preservare fedelmente la natura della Chiesa e della sua missione.
2) Il contesto del ministero della Chiesa oggi
Proposizione 13: LE SFIDE DEL NOSTRO TEMPO
La proclamazione della Buona novella nei diversi contesti del mondo - marcati dai processi di mondializzazione e di secolarizzazione - pone diverse sfide alla Chiesa: talvolta da una aperta persecuzione religiosa, altre volte da una molto diffusa indifferenza, ingerenza, restrizione o vessazione.
Il Vangelo offre una visione della vita e del mondo che non può essere imposta, ma solo proposta, come la Buona novella dell’amore gratuito di Dio e della pace. Il suo messaggio di verità e di bellezza può aiutare la gente a fuggire dalla solitudine e dalla mancanza di senso nelle quali le condizioni della società postmoderna la relegano spesso.
Perciò, i credenti devono sforzarsi per mostrare al mondo lo splendore di una umanità fondata sul mistero di Cristo. La religiosità popolare è importante, ma non è sufficiente ; bisogna fare di più per aiutare a riconoscere il dovere di proclamare al mondo il motivo della speranza cristiana e di annunciarla ai cattolici estraniatisi dalla Chiesa, a coloro che non seguono Cristo, alle sette e a coloro che sperimentano con diversi tipi di spiritualità.
Proposizione 14: NUOVA EVANGELIZZAZIONE E RICONCILIAZIONE
In un mondo spezzato da guerre e violenza, un mondo ferito da un molto diffuso individualismo che divide gli esseri umani e mette l’uno contro l’altro, la Chiesa deve esercitare il suo ministero di riconciliazione con calma e fermezza. La Chiesa nello spirito della nuova evangelizzazione assume questo compito di riconciliazione. Fedele al messaggio di Gesù (“abbattendo il muro di separazione”, Ef 2,14), la Chiesa deve fare uno sforzo per abbattere i muri che separano gli esseri umani. Con il messaggio di amore, lei deve predicare la novità del Vangelo salvifico del nostro Signore, che è venuto per liberarci dai nostri peccati e ad invitarci a costruire armonia, pace e giustizia tra tutti i popoli.
Proposizione 15: NUOVA EVANGELIZZAZIONE E DIRITTI UMANI
In linea con l’enfasi posta sulla dignità umana dalla Nuova evangelizzazione, questo Sinodo esorta i legislatori, gli insegnanti e le altre persone che lavorano nel campo delle scienze umane ad assicurare il pieno rispetto della persona umana sia nella politica che nella prassi pubblica.
Allo stesso tempo, va colta ogni opportunità in diverse situazioni locali ed associazioni per articolare, difendere e proteggere, sia in teoria che in pratica, questi diritti derivanti da una comprensione adeguata della persona umana come esposta nella legge naturale.
Proposizione 16: LIBERTA’ RELIGIOSA
I padri sinodali riaffermano che la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale. Questo diritto include la libertà di coscienza e anche la libertà di scegliere liberamente la propria religione. Siamo solidali con i nostri fratelli e sorelle di diverse parti del mondo, che soffrono di mancanza di libertà religiosa e persino persecuzione.
Alla luce del riconoscimento del Concilio Vaticano II come uno strumento per la Nuova Evangelizzazione e la crescente necessità di proteggere la libertà religiosa dei cristiani nel mondo, i padri sinodali propongono un rinnovato impegno e una più ampia diffusione degli insegnamenti della Dignitatis Humanae. Questo rinnovamento cerca di affermare e promuovere la libertà in materia religiosa per gli individui, le famiglie e le istituzioni per proteggere il bene comune di tutti. Tale libertà include il diritto di insegnare la fede cristiana senza compromessi sui suoi principi ai bambini in famiglia e/o a scuola.
I padri sinodali propongono che il Santo Padre consideri l’opportunità di creare una commissione di capi della Chiesa, rappresentando diverse regioni della Chiesa nel mondo o di affidare questo compito al Consiglio Pontificio Giustizia e Pace, per rispondere ad attacchi alla libertà religiosa ed ottenere informazione accurata per testimonianza pubblica al diritto fondamentale alla libertà religiosa e alla libertà di coscienza.
Proposizione 17: PREAMBOLI DELLA FEDE E TEOLOGIA DELLA CREDIBILITA’
Nel contesto contemporaneo di una cultura globale, molti dubbi ed ostacoli causano un esteso scetticismo ed introducono nuovi paradigmi di pensiero e vita. E’ di importanza capitale, per una Nuova evangelizzazione, di sottolineare il ruolo dei preamboli della fede. È necessario non solo mostrare che la fede non si oppone alla ragione, ma anche di mettere in evidenza un numero di verità e realtà che appartengono ad una antropologia corretta, illuminata dalla ragione naturale. Tra questi, c’è il valore della Legge naturale e le conseguenze che ha per la società intera. Le nozioni di “Legge naturale” e “natura umana” sono capaci di dimostrazioni razionali, sia a livello accademico che popolare. Tale sviluppo ed impresa intellettuale aiuteranno il dialogo tra fedeli cristiani e persone di buona volontà, aprendo un cammino per riconoscere l’esistenza di un Dio Creatore e il messaggio di Gesù Cristo Redentore. I padri sinodali domandano ai teologi di sviluppare una nuova apologetica del pensiero cristiano, ossia una teologia della credibilità adeguata ad una nuova evangelizzazione.
Il Sinodo lancia un appello ai teologi di accettare e rispondere alle sfide intellettuali della Nuova evangelizzazione partecipando alla missione della Chiesa di proclamare a tutti il Vangelo di Cristo.
Proposizione 18 : NUOVA EVANGELIZZAZIONE E MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE
L’uso di mezzi di comunicazione sociale ha un ruolo importante da giocare per raggiungere ogni persona con il messaggio della salvezza. In questo campo, specialmente nel mondo di comunicazioni elettroniche, è necessario che cristiani convinti vengano formati, preparati e resi capaci a trasmettere fedelmente il contenuto della fede e della morale cristiana. Devono avere la capacità di utilizzare bene le lingue e gli strumenti di oggi che sono disponibili per la comunicazione nel villaggio globale. La forma più efficace di questa comunicazione della fede rimane la condivisione della testimonianza di vita, senza cui gli sforzi dei media non si tradurranno in una trasmissione efficace del Vangelo. L’educazione ad un utilizzo razionale e costruttivo dei mezzi di comunicazione sociali è uno strumento importante per la nuova evangelizzazione.

Proposizione 19: NUOVA EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO UMANO
Il magistero papale, nel suo insegnamento sociale, ha dimostrato i legami teologici, antropologici e pedagogici tra l’evangelizzazione e lo sviluppo e la libertà sia della persona che della società.
Oggi non è possibile pensare alla Nuova evangelizzazione senza la proclamazione della piena libertà da tutto ciò che opprime la persona umana, cioè il peccato e le sue conseguenze. Senza un serio impegno per la vita e la giustizia e senza un cambiamento delle situazioni che generano la povertà e l’esclusione (cfr. Sollicitudo rei socialis, 36), non ci può essere progresso. Questo è particolarmente vero di fronte alle vere sfide della mondializzazione.
Proposizione 20: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E LA VIA DI BELLEZZA
Nella Nuova evangelizzazione, un’attenzione particolare va fatta alla via della bellezza : Cristo, il “buon pastore” (cfr. Gv 10,11), è la verità in persona, segno della bellezza rivelata, che versa se stesso senza misura. È importante di dare testimonianza ai giovani che seguono Cristo non solo della sua bontà e verità, ma anche della pienezza della sua bellezza. Come ha affermato sant’Agostino: “non è possibile amare ciò che non è bello” (Confessioni, IV, 13.20). La bellezza ci attira verso l’amore, dove Dio ci rivela il suo volto in cui crediamo. Sotto questa luce, gli artisti si sentono interpellati dalla nuova evangelizzazione e, al tempo stesso, si sentono dei comunicatori privilegiati di essa.
Nella formazione dei seminaristi non devono essere trascurate né l’educazione alla bellezza, né l’educazione alle arti sacre, come ci ricorda l’insegnamento del Concilio Vaticano II (cfr. Sacrosanctum Concilium, 129). La bellezza deve sempre essere una dimensione speciale della Nuova evangelizzazione.
È necessario che la Chiesa sia vigile nella cura e nella promozione della qualità dell’arte che è permessa negli spazi sacri riservati alle celebrazioni liturgiche, preservandone la bellezza e la verità della sua espressione.
È importante per la Nuova evangelizzazione che la Chiesa sia presente in tutti i campi dell’arte per sostenere, con la sua presenza spirituale e pastorale, gli artisti nella loro ricerca di creatività e promuovere una viva e vera esperienza spirituale della salvezza che diventa presente nel loro lavoro.
Proposizione 21: I MIGRANTI
Così come numerosi Paesi hanno beneficiato moltissimo della presenza di persone provenienti da altrove, anche la Chiesa è nutrita in modo significativo dalla testimonianza e dall’opera evangelizzatrice di molti di coloro impegnati nel mandato missionario: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15).
Visti i rischi e le minacce alla fede dei popoli migranti, è importante che la Chiesa dia il suo supporto attraverso un piano pastorale che include loro e le loro famiglie, e li ricorda del loro luogo importante come cellula vivente della società e della Chiesa domestica, Le parrocchie devono aiutare i migranti ad integrarsi nella società e comunità cristiana.
Il piano pastorale della Chiesa per i migranti non deve solo accogliere i migranti e promuovere la loro dignità umana, ma, soprattutto, deve aiutarli ad essere integrati nella vita della Chiesa, rispettando la loro propria tradizione rituale; tale piano deve anche aiutarli ad evitare che la Chiesa cattolica possa perderli.
Le persone immigrate non sono solo i destinatari ma anche i protagonisti della proclamazione del Vangelo nel mondo moderno.
Di fronte ai grandi movimenti migratori, è importante insistere sulla centralità e dignità della persona, in particolare alla luce di gravi fenomeni come la nuova schiavitù legata al vergognoso traffico di esseri umani, specialmente di bambini, e la compravendita di organi. Questa presa di coscienza deve aumentare quando si tratta di rifugiati, sfollati, migranti via mare, nomadi e gente senza fissa dimora.
Proposizione 22: LA CONVERSIONE
Il dramma e l’intensità dello scontro di sempre tra il bene e il male, tra la fede e la paura, devono essere presentati come lo sfondo essenziale, come un elemento costitutivo della chiamata alla conversione a Cristo. Questa lotta continua ad un livello naturale e soprannaturale. “Quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Mt 7, 14). Molti vescovi hanno parlato del bisogno di rinnovamento in santità nelle loro proprie vite, se vogliono essere degli agenti veritieri ed efficaci della Nuova evangelizzazione.
La Nuova evangelizzazione richiede una conversione personale e comunitaria, nuovi metodi di evangelizzazione e un rinnovamento delle strutture pastorali, per essere capaci di passare da una strategia pastorale di mantenimento ad una posizione pastorale che è veramente missionaria.
La Nuova evangelizzazione ci guida verso una autentica conversione pastorale che ci spinge ad attitudini ed iniziative che portano a valutazioni e cambiamenti nella dinamica di strutture pastorali che non rispondono più alle esigenze evangeliche dell’epoca attuale.
Proposizione 23: SANTITA’ E NUOVI EVANGELIZZATORI
La chiamata universale alla santità è costitutiva della Nuova Evangelizzazione, che vede i santi come modelli efficaci della varietà e forme in cui questa vocazione può essere realizzata. Ciò che è comune nelle diverse storie della santità, è la sequela di Cristo che si esprime in una vita di fede attiva nella carità che è una proclamazione privilegiata del Vangelo.
Noi riconosciamo in Maria un modello di santità che si manifesta negli atti di amore, che vanno fino al dono supremo di se stesso. La santità è una parte importante di ogni impegno evangelizzatore per colui che evangelizza e per il bene di coloro che sono evangelizzati.
Proposizione 24: DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Per promuovere una nuova evangelizzazione nella società, maggiore attenzione deve essere data alla dottrina sociale della Chiesa, comprendendo che si tratta di un annuncio e di una testimonianza della fede, un mezzo insostituibile di educazione alla fede (cfr. Caritas in veritate, 15). Questa adesione alla dottrina sociale della Chiesa deve permeare il contenuto di catechesi, educazione cristiana, formazione dei seminaristi e dei religiosi, la formazione permanente di vescovi e sacerdoti e in modo particolare la formazione dei laici.
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa è una risorsa preziosa nella realizzazione di questo formazione permanente.
Proposizione 25: SCENARI URBANI DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
La Chiesa riconosce che le città umane e la cultura che esprimono, così come le trasformazioni che avvengono in esse, sono un luogo privilegiato della Nuova evangelizzazione. Autoincludendosi al servizio del piano salvifico di Dio, la Chiesa riconosce che la “Città santa, la nuova Gerusalemme” (cfr. Ap 21, 2-4) è in certo modo già presente nelle realtà umane. Mettendo in pratica un piano pastorale urbano, la Chiesa vuole identificare e capire queste esperienze, linguaggi e stili di vita che sono tipici delle società urbane. Essa intende rendere le sue celebrazioni liturgiche, le sue esperienze di vita comunitaria e il suo esercizio della carità rilevanti al contesto urbano, per incarnare il vangelo nella vita di tutti i cittadini. La Chiesa sa anche che in molte città l’assenza di Dio si incontra nei molti attacchi alla dignità umana. Tra questi: la violenza legata al traffico di droga, la corruzione in varie forme e molti altri crimini. Siamo convinti che la proclamazione del Vangelo possa essere la base per restaurare la dignità della vita umana in questi contesti urbani. È il Vangelo di Gesù, che è “venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10).
3) Risposte pastorali alle circostanze odierne
Proposizione 26 : PARROCCHIE ED ALTRE REALTA’ ECCLESIALI
I vescovi riuniti in Sinodo affermano che la parrocchia continua ad essere la prima presenza della Chiesa nei quartieri, il luogo e lo strumento della vita cristiana, che è capace di offrire delle opportunità per il dialogo tra gli uomini, per ascoltare ed annunciare la Parola di Dio, per una catechesi organica, per una formazione alla carità, per preghiera ed adorazione e celebrazioni eucaristiche gioiose. Inoltre, i padri sinodali vogliono incoraggiare le parrocchie a scoprire vie per orientare se stesse ad una maggiore enfasi sull’evangelizzazione, che potrebbe includere missioni parrocchiali, dei programmi di rinnovamento delle parrocchie e dei ritiri parrocchiali. La presenza e l’azione evangelizzatrice di associazioni, movimenti e di altre realtà ecclesiastiche sono degli utili stimoli per la realizzazione di questa conversione pastorale. Le parrocchie, come le realtà ecclesiali tradizionali e nuove, sono chiamate a rendere visibili la comunione della Chiesa particolare riunita attorno al vescovo.
Al fine di portare a tutti la Buona novella di Gesù, come richiesto dalla Nuova evangelizzazione, tutte le parrocchie e le loro piccole comunità dovrebbero essere delle cellule viventi, dei luoghi per promuovere l’incontro personale e comunitario con Cristo, per sperimentare la ricchezza della liturgia, per dare una formazione cristiana iniziale e permanente, e per educare tutti i fedeli in fraternità e carità specialmente verso i poveri.
Proposizione 27: EDUCAZIONE
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20). L’educazione è una dimensione costitutiva dell’evangelizzazione. Proclamare Gesù Cristo risorto, è accompagnare tutti gli esseri umani nella loro storia personale, nel loro sviluppo e nella loro vocazione spirituale. L’educazione deve, allo stesso tempo, promuovere tutto quello che è vero, buono e bello che fa parte della persona umana, vale a dire, educare lo spirito e le emozioni ad apprezzare la realtà.
I bambini, gli adolescenti e i giovani hanno il diritto di essere evangelizzati ed educati. Le scuole ed università cattoliche rispondono in questo modo a questa esigenza. Le istituzioni pubbliche devono riconoscere e sostenere questo diritto.
Le scuole devono assistere le famiglie nell’introdurre i bambini nella bellezza della fede. Le scuole offrono una grande opportunità di trasmettere la fede o almeno di farla conoscere.
I padri sinodali sono grati per il lavoro educativo svolto da migliaia di insegnanti, uomini e donne, nelle istituzioni educative cattoliche dei cinque continenti.
A causa del ruolo singolare degli insegnanti, è importante che ricevano una formazione permanente nell’esercizio delle loro responsabilità. Le scuole devono essere libere di insegnare. Questa libertà è un diritto inalienabile.
Pertanto, al fine di assicurare che le nostre istituzioni siano agenti di evangelizzazione e non solo dei prodotti di evangelizzazione, il Sinodo:
- incoraggia le istituzioni educative cattoliche a fare tutto il possibile per preservare la loro identità come istituzioni ecclesiastiche;
- invita tutti gli insegnanti di abbracciare la leadership che è loro in quanto discepoli battezzati di Gesù, dando testimonianza attraverso la loro vocazione di insegnanti;
- esorta le Chiese particolari, le famiglie religiose e tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni educative a facilitare la corresponsabilità dei laici, offrendo una formazione ed un accompagnamento adeguati a questo scopo.
Proposizione 28: CATECHESI DEGLI ADULTI
Non si può parlare di nuova evangelizzazione se la catechesi degli adulti è inesistente, frammentata, debole o trascurata. Quando questi difetti sono presenti, il ministero pastorale affronta una sfida molto seria.
Le tappe e i livelli del catecumenato della Chiesa mostrano come, sul piano biblico, catechetico, spirituale e liturgico, la storia di una persona e il suo cammino di fede possono essere intesi come una vocazione attraverso la sua relazione con Dio (cfr. Evangelii nuntiandi, 18; Instrumentum laboris, 92).
In tutto questo, il carattere pubblico della decisione di fede che prende il catecumeno, che cresce gradualmente nella comunità e nella diocesi, ha un impatto positivo su tutti i fedeli.
Proposizione 29: CATECHESI, CATECHISTI E CATECHISMO
Una buona catechesi è essenziale per la nuova evangelizzazione. Il Sinodo richiama l’attenzione sul servizio indispensabile che rendono i catechisti alle comunità ecclesiali ed esprime la sua profonda gratitudine per la loro dedizione. Tutti i catechisti, che sono allo stesso tempo evangelizzatori, devono essere ben preparati. Ogni sforzo deve essere fatto, in funzione delle possibilità della situazione locale, per offrire ai catechisti una solida formazione ecclesiale, cioè spirituale, biblica, dottrinale e pedagogica. La testimonianza personale della fede è di per sé una forma potente di catechesi.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica e il suo Compendio sono, anzitutto, una risorsa per l’insegnamento della fede e per sostenere gli adulti nella Chiesa nella loro missione di evangelizzazione e di catechesi.
Conforme alla lettera apostolica Ministeria quaedam di papa Paolo VI, le Conferenze episcopali hanno la possibilità di chiedere alla Santa Sede l’istituzione del ministero di catechista.
Proposizione 30: TEOLOGIA
La teologia, in quanto scienza della fede, ha una sua importanza per la nuova evangelizzazione. I sacerdoti, gli insegnanti e le catechisti devono essere formati in istituzioni di educazione superiore. La Chiesa apprezza ed incoraggia la ricerca e l’insegnamento della teologia. La teologia scientifica ha il suo proprio luogo nell’università, dove deve fare un dialogo tra la fede e le altre discipline e il mondo secolare. I teologi sono chiamati a compiere questo servizio come parte della missione salvifica della Chiesa. È necessario che loro pensano e sentano con la Chiesa (sentire cum Ecclesia). Il Sinodo propone che la nuova evangelizzazione sia considerata una dimensione integrale della missione di ogni facoltà teologica e che un dipartimento di Studi sulla nuova evangelizzazione venga istituito nelle università cattoliche.

Proposizione 31: NUOVA EVANGELIZZAZIONE E OPZIONE PER I POVERI
Papa Benedetto XVI insegna che “Gesù si identifica con i bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati. «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio” (Deus caritas est, 15).
Oggi ci sono nuovi poveri e nuove forme di povertà: gli affamati e i senzatetto, i tossicodipendenti, i migranti, gli emarginati, i rifugiati politici o «ecologici», i popoli indigeni. L’attuale crisi economica colpisce seriamente i poveri. Fra i più poveri nella società contemporanea sono le vittime della triste perdita di rispetto per la dignità inviolabile della vita umana innocente.
L’opzione preferenziale per i poveri ci spinge ad andare a cercare i poveri e a lavorare per loro affinché possano sentirsi a casa nella Chiesa. Loro sono sia destinatari che attori della nuova evangelizzazione.
Proposizione 32: I MALATI
La nuova evangelizzazione deve sempre essere consapevole del mistero pasquale della morte e della resurrezione di Gesù Cristo. Questo mistero getta luce sulla sofferenza della gente che può trovare nella Croce di Cristo comprensione ed accettazione del mistero di sofferenza che dà speranza nella vita a venire.
Nei malati, nei sofferenti o nelle persone con disabilità o con esigenze speciali, la sofferenza di Cristo è presente e ha una forza missionaria. Per i cristiani, ci deve sempre essere posto per i sofferenti e i malati. Hanno bisogno della nostra cura ma noi riceviamo ancora di più dalla loro fede.
Attraverso i malati, Cristo illumina la sua Chiesa, in modo che chiunque entri in contatto con loro troverà riflessa la luce di Cristo. È per questo che i malati sono protagonisti assai importanti della nuova evangelizzazione.
Tutti coloro che sono in contatto con i malati devono essere consapevoli della loro missione. Non possiamo dimenticare, quando costruiamo nuovi ospedali di fare in modo che non manchi mai un ambiente di conforto e di sostegno, e un luogo di preghiera.
Proposizione 33: IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Il sacramento della penitenza e della riconciliazione è un luogo privilegiato per ricevere la misericordia di Dio e il perdono. È un luogo di guarigione sia personale che comunitaria. In questo sacramento, tutti i battezzati vivono un nuovo incontro personale con Gesù Cristo e con la Chiesa, che favoriscono una riconciliazione totale attraverso il perdono dei peccati. Qui, il penitente incontra Gesù, e allo stesso tempo, lui o lei sperimenta un apprezzamento più profondo di se stesso o di se stessa. I padri sinodali chiedono che questo sacramento venga messo nuovamente al centro dell’attività pastorale della Chiesa.
In ogni diocesi, ci deve essere almeno un luogo dedicato in modo speciale e permanente alla celebrazione di questo sacramento, dove sacerdoti siano sempre presenti, per permettere ai fedeli di fare l’esperienza della misericordia di Dio. Il sacramento deve essere specialmente disponibile, anche su base quotidiana, nei luoghi di pellegrinaggio e chiese specialmente dedicate a questo. La fedeltà alle regole specifiche che regolano l’amministrazione di questo sacramento è necessaria. Ogni sacerdote deve considerare il sacramento della penitenza come una parte essenziale del suo ministero e della nuova evangelizzazione, e in ogni comunità parrocchiale un tempo appropriato deve essere riservato ad ascoltare le confessioni.
Proposizione 34 : DOMENICHE E GIORNI FESTIVI
L’Eucaristia deve essere la sorgente e il culmine della nuova evangelizzazione. I padri sinodali esortano tutti i fedeli a rinnovare la loro comprensione e il loro amore per la celebrazione eucaristica, dove le loro vite sono trasformate ed unite a Cristo che offre la sua propria vita alla gloria di Dio Padre, per la salvezza di tutto il mondo.
Anche se c’è un contrasto tra la domenica cristiana e la domenica secolare, la domenica deve essere recuperata per la nuova evangelizzazione, secondo l’insegnamento del Beato Giovanni Paolo II nella Dies Domini. La domenica, con il suo carattere sacro e speciale legato alla messa domenicale, deve essere il centro della vita cattolica. La partecipazione piena, consapevole ed attiva alla liturgia da parte della comunità intera ne è lo scopo. L’anno liturgico con le sue feste deve essere accompagnato da un vero programma di evangelizzazione, soprattutto a Natale e a Pasqua.
Proposizione 35: LITURGIA
La degna celebrazione della santa liturgia, il dono più prezioso di Dio per noi, è la fonte della più alta espressione della nostra vita in Cristo (cfr. Sacrosanctum Concilium, 10). È, perciò, la prima e più potente espressione della nuova evangelizzazione. Attraverso la sacra liturgia Dio desidera manifestare la bellezza incomparabile del suo amore incommensurabile ed incessante per noi, e noi, da parte nostra, desideriamo offrire ciò che è più bello nella nostra adorazione di Dio in risposta al suo dono. Nello scambio meraviglioso della sacra liturgia, in cui il cielo scende sulla terra, la salvezza è a portata di mano, suscitando il pentimento e la conversione del cuore (cfr. Mt 4,17; Mc 1,15).
L’evangelizzazione nella Chiesa richiede una liturgia che elevi il cuore degli uomini e delle donne verso Dio. La liturgia non è solo un’azione umana ma un incontro con Dio che conduce alla contemplazione e all’amicizia profonda con Dio. In questo senso, la liturgia della Chiesa è la migliore scuola della fede.

Proposizione 36: DIMENSIONE SPIRITUALE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
L’agente principale dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo, che apre i cuori e li converte a Dio. L’esperienza di incontrare il Signore Gesù, resa possibile dallo Spirito che ci introduce nella vita trinitaria, accolta in uno spirito di adorazione, di supplica e di lode, deve essere fondamentale in tutti gli aspetti della nuova evangelizzazione. È la dimensione “contemplativa” della nuova evangelizzazione, che viene nutrita continuamente attraverso al preghiera, cominciando con la liturgia, in particolare l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa.
Di conseguenza, proponiamo che la preghiera venga incoraggiata ed insegnata sin dall’infanzia. I bambini e i giovani devono essere educati nella famiglia e nelle scuole a riconoscere la presenza di Dio nella loro vita, a lodarLo, a rendere grazie per i doni ricevuti da Lui e a chiedere allo Spirito Santo di guidarli.
Proposizione 37: IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE NEL CONTESTO DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Tutti i fedeli cristiani ricevono la missione di evangelizzare, nel nome dei sacramenti del battesimo e della confermazione che hanno ricevuto. In questi, i fedeli vengono sigillati dall’unzione dello Spirito Santo e sono chiamati a partecipare al mistero delle Pentecoste. Mediante la confermazione, i battezzati ricevono la pienezza dello Spirito Santo, i suoi carismi, e la forza di testimoniare il Vangelo apertamente e con coraggio.
È importante che una catechesi mistagogica accompagni la grazia dell’adozione filiale ricevuta al battesimo, sottolineando l’importanza del dono dello Spirito Santo, il quale permette di partecipare pienamente alla testimonianza eucaristica della Chiesa e alla sua influenza in tutte le sfere della vita e dell’attività umana.
Perciò una catechesi appropriata e sistematica prima di ricevere questi sacramenti è di una importanza primordiale.
Proposizione 38: INIZIAZIONE CRISTIANA E NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Il Sinodo vuole affermare che l’iniziazione cristiana è un elemento cruciale nella nuova evangelizzazione ed è lo strumento con il quale la Chiesa, come madre, genera i suoi figli e si rigenera. Perciò proponiamo che il processo tradizionale di iniziazione cristiana, che è spesso diventato semplicemente una preparazione approssimativa ai sacramenti venga dappertutto considerata in una prospettiva catecumenale, dando maggiore rilevanza ad una mistagogia permanente, e diventando in questo modo una vera iniziazione alla vita cristiana attraverso i sacramenti (cfr. Direttorio Generale per la Catechesi, 91).
In questa prospettiva, non è senza conseguenze che la situazione oggi per quanto riguarda i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana, nonostante la loro unità teologica, è pastoralmente diversa. Queste differenze nelle comunità ecclesiali non sono di natura dottrinale, ma differenze di giudizio pastorale. Questo Sinodo tuttavia richiede che quello che il Santo Padre ha affermato nella Sacramentum caritatis, diventi uno stimolo per le diocesi e le Conferenze episcopali per rivedere le loro prassi dell’iniziazione cristiana: “Concretamente, è necessario verificare quale prassi possa in effetti aiutare meglio i fedeli a mettere al centro il sacramento dell’Eucaristia, come realtà cui tutta l’iniziazione tende” (Sacramentum caritatis, 18).
Proposizione 39: PIETA’ POPOLARE E NUOVA EVANGELIZZAZIONE
La pietà popolare è un vero luogo di incontro con Cristo ed anche esprime la fede del popolo cristiano nella beata Vergine Maria e i santi. La nuova evangelizzazione riconosce il valore di queste esperienze di fede e le incoraggia come vie per crescere in virtù cristiana.
I pellegrinaggi verso luoghi sacri e santuari sono un aspetto importante della nuova evangelizzazione. Non solo per i milioni di persone che continuano a fare questi pellegrinaggi, ma perché questa forma di pietà popolare è in questo momento una opportunità specialmente promettente per la conversione e la crescita della fede. È importante quindi che un piano pastorale sia sviluppato che accoglie adeguatamente i pellegrini e che, in risposta al desiderio profondo dei pellegrini, vengano offerte le possibilità affinché il tempo del pellegrinaggio possa essere vissuto come un vero momento di grazia.
Proposizione 40: IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Il Sinodo è grato al Santo Padre per l’istituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione come uno strumento al servizio delle Chiese particolari, e chiede che questo dicastero porti avanti le discussioni sinodali con uno studio ulteriori e attraverso lo sviluppo e la promozione della nuova evangelizzazione.
Chiede inoltre di considerare l’istituzione da parte di ogni conferenza episcopale di una commissione, al fine di promuovere lo studio e la diffusione del magistero pontificio relativo alle tematiche che fanno parte della Nuova Evangelizzazione. In questo modo, una forte collaborazione tra le Chiese particolari può essere creata e quindi una maggiore efficacia nell’implementazione della nuova evangelizzazione.

4) Agenti/Partecipanti della nuova evangelizzazione
Proposizione 41: NUOVA EVANGELIZZAZIONE E CHIESA PARTICOLARE
La Chiesa particolare, diretta dal vescovo, aiutato da sacerdoti e diaconi, con la collaborazione di persone consacrate e laici, è l’oggetto della nuova evangelizzazione. Lo è perché in ogni luogo la Chiesa particolare è la manifestazione concreta della Chiesa di Cristo e, come tale, inizia, coordina e realizza le azioni pastorali attraverso le quali la nuova evangelizzazione viene implementata.
Nella Chiesa risuona la chiamata alla santità, diretta a tutti i battezzati, invitati a seguire il Cristo e a rivolgersi con amore e buona volontà verso tutti gli uomini, al fine di discernere l’azione dello Spirito Santo in loro: “come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). Per le prime comunità cristiane, la comunione era un elemento costitutivo della vita di fede e necessaria per l’evangelizzazione: avevano un solo cuore e spirito. La Chiesa è comunione, vale a dire, la Chiesa è la famiglia di Dio.
La Chiesa permette a ciascuno dei suoi membri di essere consapevoli della loro responsabilità di essere come il lievito nella pasta. In questo modo, “la fede che opera per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventerà una testimonianza contagiosa per il mondo in tutte le sue dimensioni, offrendo ad ogni persona la possibilità di incontrare Cristo e di diventare a sua volta evangelizzatore.
È auspicabile che ogni Chiesa particolare, qualunque siano le difficoltà, sviluppi il senso della missione tra i suoi fedeli cooperando con le altre Chiese particolari.
Proposizione 42: ATTIVITA’ PASTORALE INTEGRATA
Ogni Chiesa particolare è la comunità primaria della missione della Chiesa. Deve animare e guidare una rinnovata attività pastorale in grado di integrare la varietà dei carismi, dei ministeri, degli stati di vita e delle risorse. Tutte queste realtà devono essere coordinate all’interno di un progetto missionario organico, capace di comunicare la pienezza della vita cristiana ad ognuno, specialmente a coloro che si sentono lontani dalla cura della Chiesa. Tale sforzo deve derivare dal dialogo e dalla cooperazione di tutti le componenti diocesane, tra cui: parrocchie, piccole comunità cristiane, comunità educative, comunità di vita consacrata, associazioni, movimenti e singoli fedeli. Ogni programma pastorale deve trasmettere la vera novità del Vangelo ed essere incentrato sull’incontro personale e vivente con Cristo; deve essere anche strutturato per suscitare in tutti una generosa adesione alla fede ed una volontà di accettare la chiamata ad essere dei testimoni.
Proposizione 43: DONI GERARCHICI E CARISMATICI
Lo Spirito Santo guida la Chiesa nella sua evangelizzazione missionaria “con diversi doni gerarchici e carismatici” (Lumen gentium, 4). Infatti, le diocesi sono “una porzione del popolo di Dio affidata alle cure pastorali del vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio” (Christus Dominus, 11), dove le diverse realtà carismatiche riconoscono l’autorità del vescovo come parte integrante della propria azione a servizio della missione ecclesiale. Il vescovo ha la responsabilità di portare “giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato” (Lumen gentium, 12), come una risorsa autentica per la vita e la missione della Chiesa. I doni gerarchici e carismatici, sgorgando dall’unico Spirito di Dio, non sono in concorrenza ma piuttosto co-essenziali per la vita della Chiesa e l’efficacia della sua azione missionaria (cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti al Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali, 27 maggio 1998). La vita consacrata occupa un posto particolare nella dimensione carismatica della Chiesa (cfr. Mutuae relationes, 34, Ripartire da Cristo, 32); come tale, pienamente inseriti nella comunione ecclesiale, contribuiscono con i propri doni all’evangelizzazione missionaria. Vanno effettuati studi sia a livello diocesano che interdiocesano per valutare quanto sia i doni carismatici sia le gerarchie siano in grado di cooperare nell’azione pastorale e nella vita spirituale della Chiesa.
Dal Vaticano II, la nuova evangelizzazione ha tratto grande beneficio dal dinamismo dei nuovi movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. Il loro ideale di santità e di unità è stata fonte di molte vocazioni e notevoli iniziative missionarie. Il Sinodo riconosce queste nuove realtà e le incoraggia a utilizzare i loro carismi in stretta collaborazione con le diocesi e le comunità parrocchiali, i quali a loro volta potranno trarre beneficio da loro spirito missionario.
Proposizione 44: NUOVA EVANGELIZZAZIONE IN PARROCCHIA
La parrocchia, per mezzo di tutte le sue attività, deve incoraggiare i suoi membri a diventare agenti della nuova evangelizzazione, dando testimonianza sia con la propria parola che con la propria vita. Per questo motivo, è importante ricordare che la parrocchia rimane l’ambiente abituale per la vita spirituale dei parrocchiani. Il Sinodo pertanto incoraggia le visite parrocchiali alle famiglie come un mezzo di rinnovamento della parrocchia. A volte succede che la parrocchia viene considerata solo come un luogo per eventi importanti o persino come un centro turistico. Parimenti, gli “agenti pastorali” negli ospedali, i centri giovanili, le fabbriche, le carceri, ecc. devono tener presente che la nuova evangelizzazione deve trovare casa in questi luoghi. La Chiesa deve infatti essere presente in questi luoghi, poiché Cristo ha mostrato la sua preferenza per le persone che li popolano. Per quanto è nel loro potere, tutte le Chiese sono quindi esortate ad essere aperte a questa missione, ovunque si trovino.
Proposizione 45: IL RUOLO DEI FEDELI LAICI NELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
La vocazione e la missione propria dei fedeli laici è la trasformazione delle strutture terrene, affinché ogni comportamento ed attività umana sia informata dal Vangelo. Questo è il motivo per cui è così importante guidare i laici cristiani verso un’intima conoscenza di Cristo, al fine di formare la loro coscienza morale attraverso la loro vita in Cristo. Il Concilio Vaticano II individua quattro aspetti principali della missione dei battezzati: la testimonianza della loro vita, le opere di carità e di misericordia, il rinnovamento dell’ordine temporale e l’evangelizzazione diretta (cfr. Lumen gentium, Apostolicam actuositatem). In questo modo, saranno in grado dare testimonianza di una vita veramente coerente con la loro fede cristiana, come persone singole e come comunità.
I laici cooperano all’opera di evangelizzazione della Chiesa, come testimoni e allo stesso tempo stesso come strumenti viventi della sua missione salvifica che condividono (cfr. Ad gentes, 41). Perciò la Chiesa apprezza i doni che lo Spirito sta facendo a tutti i battezzati per la costruzione del corpo, e dovrebbe fornire un incoraggiamento adeguato e preparazione per favorire il loro zelo apostolico nella trasmissione della fede.
Proposizione 46: COLLABORAZIONE DI UOMINI E DONNE NELLA CHIESA
La Chiesa apprezza l’uguale dignità di donne e uomini nella società come creati ad immagine di Dio, e nella Chiesa in base alla loro comune vocazione come battezzati in Cristo. I pastori della Chiesa hanno riconosciuto le capacità speciali delle donne, come la loro attenzione verso gli altri e i loro doni per l’educazione e compassione, in modo molto speciale nella loro vocazione di madri. Le donne assieme agli uomini danno testimonianza del Vangelo della vita con la loro dedizione alla trasmissione della vita nella famiglia. Insieme aiutano a mantenere viva la fede. Il Sinodo riconosce che oggi, le donne (laiche e religiose) insieme con gli uomini contribuiscono alla riflessione teologica a tutti i livelli e condividono le responsabilità pastorali in modo nuovo, portando avanti la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede.

Proposizione 47: FORMAZIONE PER GLI EVANGELIZZATORI
Questo Sinodo ritiene che sia necessario istituire dei centri di formazione per la nuova evangelizzazione, dove i laici imparino a parlare della persona di Cristo in maniera persuasiva, adatta al nostro tempo e a gruppi specifici di persone (giovani, agnostici, anziani, eccetera).
Il cristocentrismo trinitario (cfr. Direttorio Generale per la Catechesi, 98-100) è il criterio più essenziale e fondamentale per la presentazione del messaggio del Vangelo nei tre momenti dell’evangelizzazione, sia per la proclamazione iniziale, la catechesi o la formazione continuata (cfr. DGC, 60-72). Tutto l’insegnamento e le risorse devono essere valutate in questa luce.
Proposizione 48: LA FAMIGLIA CRISTIANA
Istituita dal sacramento del matrimonio, la famiglia cristiana come Chiesa domestica è il luogo e primo agente nel dono della vita e dell’amore, la trasmissione della fede e la formazione della persona umana secondo i valori del Vangelo. Imitando Cristo, tutta la Chiesa deve dedicare se stessa al sostegno delle famiglie nella catechesi dei bambini e dei giovani. In molti casi i nonni avranno un ruolo molto importante.
Allo stesso tempo, la Nuova Evangelizzazione deve fare sforzi per affrontare i problemi significativi riguardo al matrimonio, nel caso dei divorziati e risposati, nella situazione dei loro figli, nella sorte dei coniugi abbandonati, nelle coppie che convivono senza il matrimonio e nella tendenza della società a ridefinire il matrimonio. La Chiesa, con cura materna e spirito evangelico, deve cercare delle risposte adeguate per queste situazioni, essendo un aspetto importante della nuova evangelizzazione.
Ogni piano pastorale di evangelizzazione deve comprendere anche un invito rispettoso a tutti coloro che vivono da soli, per sperimentare Dio nella famiglia della Chiesa.
È necessario educare le persone su come vivere la sessualità umana secondo l’antropologia cristiana, sia prima del matrimonio che durante il matrimonio stesso.
Il Sinodo guarda con favore quelle famiglie che lasciano le loro case per essere evangelizzatori per Cristo in altri Paesi e culture.
Proposizione 49: DIMENSIONE PASTORALE DEL MINISTERO ORDINATO
I padri sinodali incoraggiano i vescovi e i sacerdoti a conoscere la vita delle persone che servono in un modo più personale. Le persone cercano dei testimoni autentici e credibili nei loro vescovi e sacerdoti che vivono e modellano la fede e la Nuova Evangelizzazione. Il vescovo è un evangelizzatore che guida con l’esempio e condivide con tutti i battezzati la benedizione di essere chiamato ad evangelizzare.
Formazione permanente per il clero sulla nuova evangelizzazione e metodi di evangelizzazione nella diocesi e parrocchia sono necessari al fine di apprendere mezzi efficaci per mobilitare i laici ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione.
Noi invitiamo i vescovi, in primo luogo i responsabili per tutta l’opera pastorale della Chiesa, a sviluppare un piano che animi ed accompagni in modo diretto e personale il lavoro pastorale del presbiterato, il nucleo della leadership decisiva della Nuova Evangelizzazione.
Confrontati con gli scandali riguardanti la vita e il ministero sacerdotale, che deploriamo profondamente, proponiamo tuttavia che, grazie ed incoraggiamenti siano dati al fedele servizio di tanti sacerdoti e che orientamenti pastorali vengano dati alle Chiese particolari su un piano pastorale presbiterale che è sistematico ed organizzato e che sostiene il rinnovamento autentico della vita e del ministero dei sacerdoti, che sono i primi agenti della nuova evangelizzazione (cfr. Pastores dabo vobis, 2).
Affinché i sacerdoti siano adeguatamente preparati per il lavoro della Nuova Evangelizzazione, il Sinodo auspica che nella loro formazione si abbia cura di formarli in una spiritualità profonda, in una solida dottrina, nella capacità di comunicare nella catechesi e in una presa di coscienza dei moderni fenomeni culturali.
I seminari devono avere la nuova evangelizzazione come obiettivo, in modo che diventi il filo conduttore ed unificante nei programmi di formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale nell’ars celebrandi, nell’omiletica e nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione, che sono tutti elementi molto importanti della Nuova Evangelizzazione.
Il Sinodo riconosce ed incoraggia il lavoro dei diaconi il cui ministero rende un grande servizio alla Chiesa. Programmi di formazione continuata all’interno della diocesi devono essere anche disponibili per i diaconi.
Proposizione 50: VITA CONSACRATA
La vita consacrata, di uomini e donne, ha dato un contributo molto importante al lavoro di evangelizzazione della Chiesa nel corso della storia.
In questo momento di nuova evangelizzazione, il Sinodo chiede a tutti i religiosi, uomini e donne, e ai membri degli istituti secolari di vivere radicalmente e con gioia la loro identità di persone consacrate. La testimonianza di una vita che manifesta il primato di Dio e che, per mezzo della vita comune, esprime la forza umanizzante del Vangelo, è una potente proclamazione del Regno di Dio. La vita consacrata, pienamente evangelica ed evangelizzatrice, in profonda comunione con i pastori della Chiesa e in corresponsabilità con i laici, fedeli ai rispettivi carismi, offrirà un contributo significativo alla Nuova Evangelizzazione. Il Sinodo chiede agli Ordini religiosi e alle Congregazioni di essere totalmente disponibili per andare alle frontiere geografiche, sociali e culturali dell’evangelizzazione. Il Sinodo invita i religiosi a recarsi ai nuovi aeropaghi della missione.
Poiché la nuova evangelizzazione è essenzialmente una questione spirituale, il Sinodo sottolinea anche la grande importanza della vita contemplativa nella trasmissione della fede. L’antica tradizione della vita consacrata contemplativa nelle sue precedenti forme di vita comunitaria stabile di preghiera e di lavoro continua ad essere una potente fonte di grazia nella vita e nella missione della Chiesa. Il Sinodo auspica che la nuova evangelizzazione porterà molti altri fedeli ad abbracciare questa forma di vita.
Proposizione 51: GIOVANI E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Nella Nuova Evangelizzazione, i giovani non sono solo il futuro ma anche il presente (e il dono) nella Chiesa. Essi non sono solo destinatari ma anche agenti di evangelizzazione, in particolare con i loro coetanei. I giovani sono nella fase di ricerca della verità e del senso della vita che Gesù, che è la Verità e il loro amico, può fornire.
Attraverso esemplari adulti cristiani, i santi, in particolare i giovani santi, e attraverso ministri giovanili impegnati, la Chiesa è visibile e credibile per i giovani.
Ovunque si trovino, a casa, a scuola o nella comunità cristiana, è necessario che gli evangelizzatori incontrino i giovani e trascorrano del tempo con loro, che propongano a loro e li accompagnino nella sequela di Gesù, li guidino per scoprire la loro vocazione nella vita e nella Chiesa. Mentre i media influenzano notevolmente il benessere fisico, emotivo, mentale e spirituale dei giovani, la Chiesa, attraverso la catechesi e la pastorale giovanile, si sforza di renderli capaci e di attrezzarli per discernere tra il bene e il male, di scegliere i valori del Vangelo piuttosto che i valori mondani, e a formare solide convinzioni di fede. Le celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù e YouCat sono strumenti speciali della Nuova Evangelizzazione.
Proposizione 52: DIALOGO ECUMENICO
La dimensione ecumenica nell’impegno per la nuova evangelizzazione vanno evidenziati. Questo corrisponde alla preghiera del Signore Gesù “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21). La credibilità del nostro servizio al Vangelo sarà molto più grande se riusciamo a superare le nostre divisioni. Pur confermando l’identità cattolica e la comunione, la nuova evangelizzazione promuove la collaborazione ecumenica, il che dimostra quanto la fede data nel Battesimo ci unisce.
I Padri sinodali sono grati per il progresso nel dialogo ecumenico dal Concilio Vaticano II. Nonostante le difficoltà del passato, questo dialogo è stato dimostrato in modo particolare in questo Sinodo con la partecipazione del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, l’arcivescovo di Canterbury, il dottor Rowan Williams, e dei delegati fraterni. I Padri sinodali esprimono il loro desiderio che la Chiesa continui il suo impegno in questo cammino di unità e di carità.

Proposizione 53: DIALOGO INTERRELIGIOSO
Il dialogo con tutti i credenti fa parte della Nuova Evangelizzazione. In particolare, la Chiesa invita i cristiani a perseverare e ad intensificare le relazioni con i musulmani secondo l’insegnamento della Dichiarazione Nostra Aetate. Nonostante le difficoltà, questo dialogo deve continuare. Esso dipende sempre dalla formazione adeguata degli interlocutori, dal loro fondamento ecclesiale autentico come cristiani e dall’atteggiamento di rispetto per la coscienza delle persone e per la libertà religiosa di tutti.
Fedele all’insegnamento del Concilio Vaticano II, la Chiesa rispetta le altre religioni e i loro seguaci ed è felice di collaborare con loro nella difesa e promozione della dignità inviolabile di ogni persona.
Proposizione 54: DIALOGO TRA FEDE E SCIENZA
Il dialogo tra scienza e fede è un campo vitale per la nuova evangelizzazione. Da un lato, il dialogo richiede l’apertura della ragione al mistero che la trascende e la consapevolezza dei limiti fondamentali della conoscenza scientifica. D’altra parte, si richiede anche una fede che è aperta alla ragione e ai risultati della ricerca scientifica.
Proposizione 55: IL CORTILE DEI GENTILI
Le comunità ecclesiali aprono una sorta di Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali: i grandi valori di etica, arte e scienza, e la ricerca del trascendente. Questo dialogo è diretto in particolare a “coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della Curia romana, 21 dicembre 2009). In un modo particolare, le istituzioni educative cattoliche potrebbero promuovere tale dialogo che non è mai separato dalla “proclamazione iniziale”.
Proposizione 56: GESTIONE RESPONSABILE DELLA CREAZIONE
La gestione responsabile del creato serve anche l’evangelizzazione in molti modi. È una testimonianza della nostra fede nella bontà della creazione di Dio. Essa dimostra un senso di solidarietà con tutti coloro che dipendono per la loro vita e il sostentamento dai beni della creazione. Essa mostra solidarietà intergenerazionale con coloro che vengono dopo di noi, ed è una chiara testimonianza dell’uso responsabile ed equo dei beni della terra, la nostra casa comune.
Conclusione
Proposizione 57 : LA TRASMISSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
“Mi sarete testimoni” (Atti 1,8). Sin dal primo inizio, la Chiesa ha compreso la sua responsabilità di trasmettere la Buona Novella. Il compito della nuova evangelizzazione, seguendo in questo la tradizione apostolica, è la trasmissione della fede. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che questo compito è un processo complesso che coinvolge la fede e la vita di ogni cristiano. Questa fede non può essere trasmessa in una vita che non è modellata secondo il Vangelo o in una vita che non trovi il suo significato, verità e futuro nel Vangelo.
Per questo motivo, la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana chiama tutti i credenti a rinnovare la loro fede e il loro incontro personale con Gesù nella Chiesa, per approfondire la loro comprensione della verità della fede e condividerla con gioia.
Proposizione 58: MARIA, STELLA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Il Concilio Vaticano II ha presentato Maria nel contesto del mistero di Cristo e della Chiesa (cfr. Lumen gentium, 52-68). Papa Paolo VI l’ha dichiarata “Stella dell’evangelizzazione”.
Lei è perciò il modello della fede, della speranza e dell’amore. Lei è il primo aiuto che conduce i discepoli al Maestro (cfr. Gv 2). Nel Cenacolo, è la madre dei credenti (cfr. Atti 1,14).
In quanto Madre del Redentore, Maria diventa testimone dell’amore di Dio. Lei compie liberamente la volontà di Dio. Lei è la donna forte, che insieme a Giovanni, rimane ai piedi della Croce. Lei intercede sempre per noi ed accompagna i fedeli nel loro cammino fino alla croce del Signore. In quanto Madre e Regina è un segno di speranza per i popoli sofferenti e bisognosi. Oggi lei è il “missionario” che ci aiuterà nelle difficoltà del nostro tempo e con la sua vicinanza aprirà i cuori degli uomini e delle donne alla fede.
Noi fissiamo il nostro sguardo su Maria. Lei ci aiuterà ad annunciare il messaggio di salvezza a tutti gli uomini e donne, in modo che anche loro possano diventare agenti di evangelizzazione. Maria è la Madre della Chiesa. Attraverso la sua presenza, possa la Chiesa diventare una casa per molti e Madre di tutti i popoli.


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